Diciamo la verità, con questo caldo e ancora in ufficio (o dietro un bancone) hai bisogno di una fresca notizia (buona) o di qualcosa che ti alleggerisca la giornata. Così abbiamo pensato di dare una rinfrescata alle notizie del settore più stravaganti degli ultimi due anni, sperando ti strappino almeno un sorriso.
Il distillato sputato
Ma dove finisce tutto il vino “sputato” in fase di degustazione? Il buon senso vorrebbe che andasse buttato, starai pensando…e invece no! C’è qualcuno che pensa che del buon vino non si butti via niente. Si chiama Peter Bignell ed è il proprietario della Belgrove Distillery, in Australia, una distilleria sostenibile che produce whiskey di segale. Mr Bignell odia gli sprechi e così, mentre si trovava ad una degustazione di vini, dando un’occhiata alla sputacchiera piena, decise di cimentarsi in una nuova impresa ecosostenibile: riciclare il vino sputato.
Dalle sputacchiere è riuscito a mettere da parte 500 litri di vari vini e a processare il tutto ottenendo, a distanza di un anno, un gustoso distillato, attualmente in vendita. Il nome? Kissing a Stranger, visto che la saliva è l’ingrediente chiave di questo spirito. E voi, bacereste uno sconosciuto?!
La birra allo spray urticante
Le birre non sono tutte uguali. E no, questa volta non parliamo di gusto ma di ingredienti, quelli della In your mace!, la birra prodotta con lo stesso principio attivo dello spray al peperoncino. A produrla è il birrificio Dogfish, già noto per l’utilizzo di ingredienti particolari nella preparazione delle birre. In fondo non c’è da stupirsi: dopo la Punkin Ale, la birra a base di zucca e la Flesh & Blood IPA, preparata con infusi di frutta, bisognava azzardare qualcosa di più. Quanto è piccante la In your mace!? Abbastanza ma difficilmente riuscirete a provarla: è un’edizione limitata prodotta in soli 200 pezzi!
Il vino con i preservativi
Cosa c’entra il vino con i preservativi?! Apparentemente nulla ma per l’azienda vinicola cubana El Canal non c’è vino senza condom. L’idea, per quanto stravagante, è assolutamente degna di nota perché è uno di quei casi in cui la creatività consente all’essere umano di continuare il proprio lavoro. Insomma, non è un’idea che nasce per fare notizia ma per risolvere un problema reale.
Vi spieghiamo meglio: a causa del bloqueo, l’embargo imposto dagli USA contro Cuba, migliaia di articoli utilizzati quotidianamente divennero inaccessibili e così anche alcuni strumenti usati per la produzione del vino, ma non i preservativi. A El Canal i condom si mettono sul collo delle damigiane da vino per consentire e monitorare il processo di fermentazione che precede l’imbottigliamento. È così che Orestes Estevez ha potuto salvare la sua azienda e continuare a produrre vino all’Havana. Quindi, in caso di necessità: usate il preservativo!