Amari italiani, una passione tutta da riscoprire. Il gusto delle erbe aromatiche e quello delle piante officinali. L’Italia, paese di origine di questo famoso elisir, resta ad oggi tra i migliori produttori, con risultati davvero notevoli.
Dalla cura al piacere
Gli amari italiani non nascono come bevanda edonistica ma come rimedio naturale ai più svariati mali. Nascono nel Medioevo e fino al XVI secolo mantengono la loro anima curativa e la fama di allungare la vita. Inizialmente appannaggio di monaci e farmacisti che si dedicavano alla coltivazione di erbe e alle preparazioni di infusioni alcoliche, questi primi spirit riescono ad uscire fuori dalle mura monastiche nel Rinascimento. È qui che l’amaro inizia a prendere i suoi connotati più dolci. Il suo potere farmaceutico migra verso l’utilizzo quotidiano: da medicinale a più comune digestivo. Ovviamente solo nei salotti aristocratici e nelle corti.
La regina degli amari italiani
A lungo si è scritto, nel corso dei secoli, del buon gusto di Caterina De’ Medici quanto ad esigenze culinarie. Le cronache del tempo riportano i dettagli dei pasti che era solita far servire a corte, gli ingredienti più amati, le ricette e le usanze italiane che riuscì a portare in Francia. Come il famoso Cibreo o l’utilizzo della forchetta. E bene, capitava che, talvolta, a corte, per sfarzo o golosità, si eccedesse nel numero di portate ed è così che le erbe officinali trovavano posto, a fine pasto, nelle vesti di amaro. Fu così che gradualmente si andò modificando la ricetta dell’elisir che da molto amaro iniziò a prendere note più dolci e aromatiche.
Gli amari italiani oggi
In piena coerenza con l’amore per il vintage, oggi gli amari italiani godono di una nuova vita e rispondono ai gusti di un pubblico eterogeneo che comprende le fasce più giovani. Negli ultimi anni l’utilizzo dell’amaro nella mixology è diventato parte importante dell’esperienza creativa e gustativa. Il bilanciamento dei sapori, sempre più ricercato, ha portato a recuperare le vecchie ricette e a crearne di nuove, da assaporare in purezza o in cocktail d’autore.
Amari italiani intramontabili
Difficile non trovare, in casa o al ristorante, i marchi che da fine Ottocento hanno reso celebre l’amaro. Come l’Amaro Del Capo, il Montenegro, una volta chiamato Elisir Lungavita o, da Gabriele D’Annunzio, liquore delle virtudi. O il Fernet Branca, la cui ricetta, ancora segreta, a metà del Novecento si vendeva come medicinale, il Fernet 914. E ancora il Fernet Gancia, sempre di fine ‘800, l’amaro Braulio e l’amaro Averna.
Gli amari italiani da provare
Anche gli amari italiani più recenti non possono non rifarsi alla tradizione e alle antiche ricette che custodivano spezie ed erbe segrete. Tra questi ve ne segnaliamo due, da provare:
- Amaròt – una ricetta realizzata in maniera artigianale, secondo tradizionali metodologie di produzione, con essenze di agrumi, erbe, radici, spezie.
- Jefferson – amaro importante – con botaniche selezionate in Calabria, quali il bergamotto, le arance, l’origano e il rosmarino.
Il gusto della cortesia
Gli amari italiani, il più delle volte serviti a fine pasto, come piacere fine a sé stesso o come digestivo, restano presenti in tutte le case come irrinunciabile cortesia per gli ospiti…e il gusto della cortesia è difficile che passi totalmente di moda.